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Il libro parla di tutte le gabbie, i gessi e le impalcature invisibili che la didattica vocale moderna ha costruito attorno alla voce nell'illusione di controllarla meglio (e col risultato di soffocarla), e di come imparare a liberarsene. Questo tipo di controllo statico e rigido, introdotto nel canto dalla foniatria artistica un secolo e mezzo fa e basato su una serie di azioni muscolari volontarie localizzate, si sta dimostrando col tempo sempre più nocivo e va pertanto sostituito con un diverso paradigma tecnico-vocale. È ora di svegliarsi insomma dall'ipnosi collettiva del controllo meccanico diretto della voce (fallimentare utopia, prodotta dalla scienza dell'Ottocento) e tornare a quella concezione tecnico-vocale olistica e naturale, che ha fatto grande nei secoli la scuola di canto italiana storica.